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MAMMÀ COMPIE CENTO ANNI
(MAMA CUMPLE CIEN ANOS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 ottobre 1980
 
di Carlos Saura, con Geraldine Chaplin, Amparo Munoz, Rafaela Aparicio (Spagna, 1979)
 
Qualcuno penserà quasi con sollievo di avere evitato un Saura: un regista sicuramente geniale, ma anche particolarmente cupo. Opere come CRIA CUERVOS, ELISA VIDA MIA, con la loro angosciosa e tormentata nteriorizzazione non erano certamente degli allegri passatempi. Ebbene, diffidate delle etichette, e ricordate che dietro ad ogni spagnolo si nasconde un amante del grottesco, del paradosso e della caricatura enorme. Qui Saura ha girato le carte in tavola con una abilità diabolica, abbandonandosi in film di straordinaria libertà creativa di fantasia sfrenata e dissacrante.

Il film è nato per una ragione che il regista stesso ha definito sentimentale: riunire la medesima squadra con la quale aveva girato ANA Y LOS LOBOS. L'ambiente è identico, i personaggi gli stessi. E cambiata la Spagna: ANA era uno dei film più tragici di Saura, un esame cupo della repressione franchista. La Spagna di oggi gli permette questo gioco di prestigio: trasformare il quadro di allora, la cornice e gli attori, in qualcosa di diametralmente all'opposto. Ana, la giovane governante, interpretata dalla sempre sensibile Geraldine Chaplin, ritorna nella villa decadente sperduta nella campagna, dove aveva lavorato anni prima. Ci ritrova la Madre, personaggio enorme e straordinario, che Rafaela Aparicio rende con un talento altrettanto enorme. E una centenaria gigantesca, dotata di una saggezza e di un humour grottesco leggendari, provvista anche di una specie di potere sovrannaturale, quello di leggere e trasmettere il pensiero, e di comunicare con le (poche) persone di buona volontà che le stanno attorno. Le altre, i figli, i nipoti, cercano di eliminarla con dilettantesca approssimazione, per svendere e spartire la proprietà. Il tema, come vedete, è risaputo: ma il tono, è magnifico. Se il tema del film è la libertà (i personaggi di varia età sognano, ognuno a modo loro, di evadere dalla realtà), questa è espressa non tanto dalle situazioni o dai dialoghi, ma dallo stile, dalla scelta della scrittura. Gli riesce, cioè, di esprimere il tragico attraverso il comico con una facilità, una semplicità che si ricorderanno a lungo. E quando la farsa più sfrenata riesce a sposarsi con la tragedia atavica con tale facilità diventa facile anche sfociare, traguardo invidiabile, nel fantastico e nel poetico. Una sequenza come quella della madre che è calata dall'alto delle scale, sulla propria sedia, fra le ghirlande del compleanno, nel cerchio dei parenti che sta complottando di farla fuori, è un momento magico che appartiene al grande cinema del grottesco.


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